AL TEMPO STESSO
La mostra Al tempo stesso, ospitata presso la galleria Tabularasa Teké di Carrara, presenta diversi cicli di lavori realizzati tra il 2007 e il 2017 articolando il percorso espositivo in tre ambienti e nelle vetrine esterne.
L'allestimento è stato progettato in funzione della pavimentazione e di alcuni mobili presenti in galleria.
La mostra propone un percorso che attraversa varie tematiche care al lavoro di Vendramel quali: la relazione, esplorata tramite il dialogo tra materiali incongrui, il peso della memoria, mediante l’uso di oggetti che l’artista manipola e rielabora, il carattere transitorio della materia e l’esperienza della scultura come testimonianza intima del divenire.
Nelle vetrine esterne si trovano i lavori più recenti: strutture in metallo composte di tondino di ferro e stoffa o fili di cotone. Il linguaggio essenziale e quasi grafico di questi lavori, affronta il dialogo tra la solidità del metallo che rimanda al disegno e la morbidezza del tessuto che vi si adagia.
Gli assemblaggi presenti negli spazi interni nascono da opere precedenti e per la maggior parte sono frammenti di un'unica grande scultura (Corpo mobile), tagliata a pezzi al termine di una mostra per motivi di praticità.
Ognuna di queste sculture è la rielaborazione di opere già realizzate che trovano nuova vita trattenendo al loro interno tracce di passaggi avvenuti.
Non estranea al mondo della pazzia per aver attraversato la pazzia del mondo, era inizialmente parte di una grande installazione esposta en plein air e danneggiata una notte, da un gruppo di vandali; la carcassa rimasta, ribaltata e rielaborata, ritrova nuova vita in questa forma.
La schiettezza della pietra posta a terra contraddice il movimento oscillante della struttura, la ruvidità dell'esile metallo corroso e malmenato è compensata dalla cura con cui dei fili di cotone di colore chiaro vengono intrecciati alla struttura.
Il connubio di elementi eterogenei sorretti da un pezzo di pietra che ne fa da baricentro (approdo/appiglio) descrivono il vuoto di una presenza fragile ed eretta al tempo stesso.
Il titolo è tratto da una testo relativo all’opera di Carol Rama.
In un luogo di passaggio tra una stanza e l'altra, c'è una piccola scultura a muro (Carrara, La sculpture) realizzata nel 1997 durante la prima permanenza di Silvia a Carrara: un’opera composta da un frammento di calco in silicone (matrice), sorretto da una struttura in metallo che allude alla potenzialità della montagna e alla forte attività di estrazione che caratterizza questo territorio.
Nel secondo spazio sono presenti alcuni Soffi (2012/2014), opere realizzate facendo espandere il vetro all'interno di manufatti di uso domestico.
La serie mette in relazione il dialogo tra vetro e metallo, gesto e memoria.
Nel suo farsi, ogni scultura subisce uno sviluppo autonomo, dettato dalla costrizione/contrizione che la struttura in metallo imprime al vetro fatto espandere fino al limite del collasso.
La trasformazione dallo stato liquido a quello solido, l’azione incandescente, tanto veloce quanto irrevocabile e il non poter prevedere la forma che la soffiatura genererà, sono tutti aspetti che caratterizzano questi lavori nati da un processo di reazione che si materializza attraverso un unico gesto: il soffio appunto.
L'allestimento integra il mobilio già presente nello spazio e sfrutta la presenza di un piccolo antro/sgabuzzino al quale non è possibile accedere rimanendo spettatori dal di fuori.
La terza e ultima sala è occupata da “Di qualcosa il fondo, per qualcosa il coperchio”, un'intervento che trasforma la sala seminterrata della galleria in un luogo di silenziosa sacralità.
Un’ imponente volume di sabbia compressa ricavato dal riempimento di una vasca da bagno (semicupio) è collocato al centro della stanza, le pareti e la base dell’opera sono rivestite da tessuti e creano una continuità tra soggetto e ambiente, tra opera, pavimento e pareti.
L’utilizzo della sabbia, di cui Vendramel fa uso da alcuni anni, si concentra sul carattere transitorio della materia, il rimando all'intimità del corpo, all’atto del lavarsi e prendersi cura di se, fa emergere il contrasto tra l’apparente solidità della materia e il suo carattere friabile.
La vasca capovolta e integrata in tal modo all’ambiente che la ospita, prende le sembianze, per assonanza di forma e dimensioni, di un sarcofago etrusco.
Il rimando alla leggerezza dei giochi in riva al mare (stampini) si contrappone all'apparente solidità della scultura richiamando il senso del tempo e dei suoi effetti.
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A substantial volume of sand molded into the shape of the bathtub it once filled stands in the center of the gallery’s basement room. The room’s walls and the work’s pedestal lined with fabric create a singular atmosphere. The transitory nature of structures in sand and the allusion to the body’s intimacy suggest in their size and form the solemn fragility of Etruscan sarcophagi.
The idea of sand castles on the beach destined to crumble contrasts with the sculpture’s apparent solidity, evoking the relentless passage of time