PRATICHE DI SCAMBIO
Dalle frequentazioni in studio che si sono svolte nel corso degli ultimi due anni tra Beatrice Meoni e Silvia Vendramel sono, nel tempo, emersi territori di riflessione condivisa tra pittura e scultura e più ampiamente sul dialogo tra opera e spazio, tra osservatore e autore, visione e narrazione, tra costruzione e frattura.
Lo scambio tra le due, ha stimolato/portato, in alcuni casi, l'utilizzo di medium estranei alla loro pratica abituale, dando vita ad un profondo dialogo basato sul passaggio e la trasformazione del processo creativo.
Questo lavorare insieme, ma ognuna con la propria identità e ricerca, ha dato origine ad uno spazio intermedio, in cui indagine (studio) e pratica si intrecciano determinando nuovi approcci al lavoro.
Il progetto intende continuare ad esplorare questa esperienza frontaliere2 attraversando i confini tra individualità e condivisione proponendosi la costruzione di nuovi territori di scambio e di dialogo.
In questa occasione, Beatrice e Silvia hanno lavorato reagendo l'una al lavoro dell'altra, dando vita ad una vicinanza fatta di trasparenza e segno.
La seta verde trasparente appena appuntata ad un minuscolo telaio è una superficie instabile, mobile, sotto il peso del pennello il gesto leggero e deciso diventa allora irrevocabile quando emerge dalla trama morbida e assorbente della seta.
L'utilizzo di supporti che non permettono di modificare i gesti compiuti, come l'uso del vetro, dove il gesto stesso della soffiatura è quello che genera la forma, mette in moto un processo di ascolto, genera quella certa tensione che accomuna le due pratiche.
Questo stare in bilico, questa concentrazione che sorveglia accorta la possibilità di fallire è alla base dell' esperienza.
Silvia Vendramel
Soffio#20 2014
Vetro soffiato, metallo, mdf
cm 180x45x45
Beatrice Meoni
Good vibrations 2016
Olio su seta
Cm 120x75
Questa collaborazione ha preso vita da una scultura di Silvia, dove l’oggetto domestico diventa griglia per l’espansione del vetro soffiato. Leggerezza, costrizione, gesto, conflitti tra materiali, sono lo spunto da cui Beatrice parte, lavorando prima su velluto, poi su seta mettendosi in dialogo con la scultura.
Rose Velvet, è una scoperta.
E' un gesto accennato su un materiale poco affine allo scorrere del pennello, che Beatrice e Silvia scoprono in corso d'opera essere in relazione con il vetro senza averlo previsto.
Quando un'opera è finita? Quando un gesto è sufficiente perché racchiude il necessario? Quando, nello scorrere veloce del tempo e nella delicatezza del saper tacere, poche parole scelte sono il valore della relazione e dell'ascolto.